Volentieri pubblichiamo un articolo di Guglielmo Pisani, operatore di Maestri di Strada, che ha partecipato al recente interscambio tra MDS e Projeto Axé Brasile, svoltosi a Bahia dal 26 agosto al 5 settembre
“Trans-identità tra oggetto e cosa donata: Maestri di Strada incontra Projeto Axé Brasile” – 2017
Per un occidentale, Orixà[1], Mandinga[2], Pai de Santo [3] sono parole che rinviano senza residui al mondo magico. In questo mondo le cose hanno una personalità e non sono separate dalle persone diversamente da quanto accade nel diritto latino che distingue le res dalle personae. Esse possiedono una virtù che si trasforma e accresce nello scambio tra donatore e donatario. Donare qualcosa è come donare una parte di sé.
L’orizzonte additato pare indietreggiare senza sosta mentre dischiude una dimensione “trans-identitaria” in cui il soggetto si confonde con la cosa donata, i membri del suo gruppo, i cibi, le danze, la sua religione e cultura.
Propulsore di questa dinamica dello scambio è l’Axé[4] che percorre Salvador de Bahia: sisma energetico che si propaga per contagio di suoni, danze e gesti ieratici. E quando si è colpiti nel corpo dalle molteplici espressioni di un’energia, immediatamente si rivela il ritardo incolmabile di ogni medium, parola o scrittura.
È precisamente fra i segni concreti dell’Axé che viene a situarsi l’Interscambio tra i Maestri di Strada e gli operatori del Projeto Axé: un corso di formazione impeccabilmente strutturato intorno al nucleo centrale dell’ArtEducazione, l’efficace proposta pedagogica elaborata in seno al Projeto Axé.
Se il termine ‘formazione’ suona troppo spesso affine a scolarizzazione, specializzazione, sclerotizzazione, le 48 ore di corso diluite su 12 giorni a Salvador portano interamente a compimento la ‘deformazione’ sotto il comando spirituale dell’Axé. Si, perché nel culto afro-brasiliano del Candomblé la parola Axé vuole anche indicare il potere di far accadere le cose e non solo l’energia vitale che presiede tutti gli scambi di forze. Così accade che la deformazione ricevuta si decifri sul piano delle commozioni subite, emozioni in grado di scardinare gli ingranaggi specialistici dell’automa cogitante, prodotto seriale delle prestigiose Università europee.
Reimpiegando in modo carnevalesco alcuni paradigmi dell’etnografia e dell’antropologia ho giocato a travestire questo Interscambio, ibridando elementi diversi per produrre una trasfigurazione sintetica. La scelta metodologica operata rinvia all’osservazione e alla successiva adozione del principio sincretico che struttura il Candomblé bahiano.
Nella città santa di Bahia, la compenetrazione fra i culti mette in luce la dimensione evolutiva all’interno del processo di definizione di una comunità religiosa afro-brasiliana.
La scelta metodologica operata rinvia all’osservazione e alla successiva adozione del principio sincretico che struttura il Candomblé bahiano
Il Candomblé appare così come una proliferazione di culti che si sviluppano influenzandosi reciprocamente. Nei primi anni dell’Ottocento l’istituzionalizzazione del culto è già il risultato di una compenetrazione fra il sistema del Calundu e le influenze delle diverse tradizioni o “nazioni”: Angola, Congo, Ewe, Nagôs, Ketu, Ijesha, etc… Anche i santi cattolici trovano spazio nel pantheon delle divinità del Candomblé. La loro integrazione rispondeva all’esigenza di poter aggirare le persecuzioni cristiane in epoca antecedente al 1946, anno della concessione della libertà di culto voluta dallo scrittore brasiliano Jorge Amado.
La comunità bahiano-napoletana – operatori del Projeto Axé e Maestri di Strada – riunita dal 26 Agosto al 5 settembre a Salvador, adotta il medesimo principio sincretico che informa il Candomblé bahiano.
Lo scambio di esperienze e saperi differenziati, lungi dall’essere vissuto come contraddittorio, vale piuttosto come strategia efficace per far fronte alle avversità costanti che minano il mondo dell’educazione. Alcune delle pratiche pedagogiche sperimentate sono state risignificate ed investite di nuove intenzioni mentre nuovi modelli operazionali sono stati reinterpretati a partire da vecchie significazioni.
Nel quadro di questa dialettica che rinvia al sincretismo fra i santi cattolici e le divinità afro-brasiliane ho voluto isolare alcuni momenti significativi dell’Interscambio. Si tratta di brevi episodi che vengono a rodere l’involucro delle nozioni scientifiche adoperate e gettano un ponte tra esperienza e competenza, teoria e pratica, reimpiegando su un altro piano la vocazione sincretica che mostra il Candomblé. Lo scambio dei saperi e la pluridisciplinarità come reazione al mummificante specialismo delle discipline universitarie. In sintesi: San Gennaro ha finalmente trovato il suo Orixà.
L’OFFERTA. I riti di Candomblé prescrivono delle istruzioni precise in merito alla preparazione dei cibi offerti alle divinità e ai fedeli. La cuoca prepara tanti piatti quanti saranno gli dei invocati durante la cerimonia. In questo sistema ogni cibo è assegnato ad una divinità (il riso senza sale di Oxalá, il pollo alla xinxin d’Oxun), all’interno di una più ampia dinamica dello scambio in cui le cose sono fuse e confuse con i loro spiriti, i loro autori, i loro strumenti. Mangiare il cibo offerto equivale a consumare una parte dell’identità del donatore, dei membri del suo gruppo, della loro religione e cultura. Gli strumenti pedagogici, insieme con i banchetti offerti ai Maestri di Strada presso il Centro Operativo del Projeto Axé, riconducono alla logica della circolazione di doni che manifesta il Candomblé bahiano. I Cibi e le bevande dei banchetti presentano una varietà che corrisponde alle molteplici funzioni degli operatori del Projeto e, analogamente, alle numerose divinità invocate durante i riti di Candomblé. Mangiando i cibi dell’Axé, i Maestri di Strada digeriscono ed incorporano le esperienze raccontate dagli operatori del Projeto, assimilando simultaneamente l’Axé del Cesare La Rocca orgoglioso di offrire la prata de casa[5].
LE DANZE. Durante la visita all’Unità di Danza e Capoeira del Projeto Axé, i Maestri di Strada prendono parte alle performances preparate da insegnanti e danzatori. Nelle aule dell’Unità Augusto Omolu la danza, in tutte le sue espressioni, mostra concretamente il più alto esempio della forza delle cose scambiate, obbligando nello stesso tempo il donatario a partecipare al gioco dello scambio. Rimanere indifferenti davanti ai danzatori dell’Axé è impossibile. Gli elementi della natura sembrano possedere questi corpi che eseguono rigorosamente le leggi di una matematica universale e segreta finemente auscultata dalla coreografa. I gesti dei danzatori rispondono e provocano i ritmi delle percussioni, essi evocano i miti della cultura afro-bahiana nello stesso istante in cui colpiscono i Maestri di Strada prendendo forma di cascata, vento, fuoco. In un transfert inesauribile da corpo a corpo, le danze hanno innescato una sorta di delirio che rivela alla comunità napoletana l’economia del dono praticata dall’Axé. Ma cos’è che obbliga adesso a rendere i doni ricevuti?
il sangue è l’axé di tutto ciò che respira
IL POTLACH. Marcel Mauss ha studiato nelle comunità melanesiane ed indiane del nord-ovest americano il Potlach, fenomeno che sintetizza il funzionamento di società basate sul sistema dei doni scambiati. Si immagini un’immensa festa che raduni una o più tribù, banchetti, danze ed uno scambio agonistico di ricchezze che a volte arriva fino alla distruzione delle stesse. L’essenza del potlach è nell’obbligare il donatario a rendere il dono ricevuto, inaugurando una rete di relazioni – religiose, nuziali, commerciali – che perdurino nel tempo. Tramite questa festa il capo gruppo «uccide la ricchezza all’ombra del suo nome» per schernire il principio dell’accumulazione dei beni e ridistribuirli alla comunità. Nello stesso tempo però impegna la comunità a rendere i doni ricevuti e a innescare quella circolazione di scambi produttrice di relazioni sociali differenziate. Si tratta di una politica che nulla ha in comune con il baratto, l’elemosina, l’assistenzialismo.
L’obbligazione a rendere i doni ricevuti mette in gioco l’onore e la faccia del donatario obbligandolo a sua volta ad essere donatore e ad offrire più di quanto ricevuto al momento del primo scambio.
Infine, a ratificare l’alleanza stretta per la circolazione dei doni, si offrono in pegno gli oggetti preziosi e rappresentativi del gruppo. Ognuno di questi oggetti ha una sua individualità, un suo nome, una sua virtù produttrice che propizierà la buona sorte degli scambi futuri.
È in un reputato ristorante di Bahia che si consuma il “potlach” tra il Projeto Axé e i Maestri di Strada. Se come vuole un mistico del Candomblé: «il sangue è l’axé di tutto ciò che respira»; le ingenti quantità di carne mangiate dai Maestri di Strada assicurano un’autentica trasfusione di axé. Nondimeno, al di là degli episodi comici e pantagruelici che hanno rallegrato il banchetto, l’effetto prodotto manifesta le sue proprietà ben oltre l’appagamento procurato dal churrasco.
La domanda ha definitivamente assunto la sua fisionomia particolare: Come rendere i doni ricevuti dal Projeto Axé? Qualcosa si è innescato che pretende una controprestazione, qualcosa reclama il perdurare dello scambio. È già un evidenza per tutti che si concretizza al momento del dono di uno scettro indiano della giustizia da parte di Cesare La Rocca (Projeto Axé) a Cesare Moreno (Maestri di Strada). Lo scambio altamente simbolico fra i due leader viene a siglare un’alleanza stretta sotto la costellazione di un’economia dello scambio a carattere interdisciplinare, delineando i contorni di un progetto che veda crescere insieme due realtà vicine e lontane nutrite dalla commutabilità delle influenze.
Ho lasciato i Maestri di strada “in freve”[6], impegnati nella programmazione della seconda parte dell’Interscambio che si svolgerà a Napoli. All’interno delle multi-visioni che hanno corroborato il gruppo anche a Salvador, ho sentito farsi dominante il desiderio di voler offrire agli operatori del Projeto Axé un’accoglienza uguagliabile a quella ricevuta.
Tutti i mezzi e le risorse saranno impiegati per rendere i doni dell’Axé e proseguire l’alleanza tra due comunità educatrici che, invece di temere la distanza e le differenze, sanno scorgere nell’Altro un imprescindibile contributo sulla via del perfezionamento.
Lo scambio continua…
Axé, Axé, Axé!
Guglielmo Pisani: ha studiato Lettere Moderne e Culture Letterarie Europee presso le Università di Napoli, Bologna, Strasburgo.
Ha collaborato con la Onlus Maestri di Strada nel 2016-2017.
Attualmente è assistente di lingua italiana presso l’Accademia di Toulouse.
Note:
[1]Divinità nel culto del Candomblé originaria dell’area Yoruba.
[2]Arte della magia e della stregoneria.
[3]Iniziatore e capo di un Candomblé.
[4] La parola designa in nago la forza invisibile, la forza magico-sacrale di ogni divinità, di ogni essere animato, di ogni cosa.
[5] Argenteria di famiglia.
[6]Letteralmente in febbre. In agitazione, in fermento.
News successiva »